… cambiare la cultura, significa cambiare il modo di pensare, con una consapevolezza e una conoscenza che permetta di rintracciare stereotipi e ruoli predefiniti, nascosti nelle pieghe profonde della società e così tanto radicati nel nostro modo di essere, da risultare quasi invisibili. … Ruoli definiti e stereotipati, che sono l’humus su cui proliferano la discriminazione e la violenza di genere. E quando il pregiudizio è così interno alla società, anche l’occhio più attento non si rende conto di quanto la discriminazione delle donne sia una costante dal primo giorno in cui si nasce femmina.
dall’intervento di Luisa Betti (Articolo 21) al convegno “Convenzione di Istanbul e Media”. Settembre 2013.
Intro
“Che fa la penna in mano a una donna se non serve alla sua causa, come a quella di tutti gli oppressi?” (Anna Maria Mozzoni: Dei diritti delle donne).
Se questo saggio, se questa riedizione della “Servitù delle donne” contribuirà a salvare una sola donna, a farla “ergere sul sentiero della ragione”, ad “abbandonare certe norme succhiate col latte”” (Stuart Mill dall’opera citata), dichiaro fallita l’operazione.
“Uno e nenti / son parenti “ recita un adagio siciliano ed è una parentela sciagurata.
… I Greci hanno sempre contato Saffo tra i loro grandi poeti … e Mirti che, dicesi, insegnò la poesia a Pindaro, e Corinna che vinse cinque volte sopra di lui il premio dei versi … Aspasia che non ci ha lasciato scritti filosofici, ma si sa che Socrate le chiedeva lezioni e dichiarava d’averne approfittato … ci dice ancora Stuart Mill, Salvatico è colui che si salva” scrive Leonardo: dalla filosofa Ipazia di Alessandria alle “proto femministe girovaghe” tante salvagge si sono salvate, o almeno ci hanno tentato alla grande; ma salvarsi da sole equivale a niente. O a un suo parente.
Volo Milano-Palermo, viaggiavano vicino a me una giovane mamma e una creatura di circa un anno. Sguardo furbo, vivace, accattivante; gesti, movenze e capricci atti ad acchiappare l’attenzione, il divertimento e l’ammirazione nei presenti, cosa in cui tutti i bambini, tutti i cuccioli, sono maestri. Ma quando si trattò di farsi imbragare nella cintura di sicurezza la creatura cambiò atteggiamento, si appiattì, contorse il corpo, chiuse i pugni, si dimenò sul sedile mostrando tutto il suo dissenso.
– Ora basta Rachele!, fece la mamma esasperata.
– Rachele? Intervenne la compagna di posto.
– … Sì … è femmina… anche se non sembra…
Per tutto il viaggio Rachele ignorò rimproveri, stanchezze e preghiere della genitrice, per tutto il viaggio alternò passerelle a proteste, attrazioni sceniche a scene da malavita. E la mamma … non la chiamò più per nome. Si limitò all’uso dei verbi e degli aggettivi. E di qualche pronome: neutro.
– Come sei simpatico! chiosò una ignara hostess di passaggio. Nessuno corresse l’errore di genere.
Se Rachele avesse viaggiato 50 anni fa non ci sarebbero stati equivoci: avrebbe indossato un vestitino bianco o una gonnellina rosa, due piccoli orecchini d’oro, le scarpine bianche, un bel fiocco sui boccoli. Poteva ribellarsi e sgusciare quanto voleva che femmina sarebbe stata! E neanche troppo simpatica.
Ma se ne accorgerà presto la Rachele punto zero (se non se n’è già accorta) che nonostante la tuta e gli accessori unisex, nonostante i lobi integri e i capelli corti, esistono muri infiniti del suono che non potrà oltrepassare, cinture di protezione/contenzione che vorranno farle indossare, cabine di pilotaggio a cui non potrà accedere.
Viaggio di qualche anno fa: sempre in aereo stavolta con un’amica; la nostra conversazione era caduta sulle donne soldato:
– Davvero non so come possano farlo – diceva lei – un uomo ancora ancora… ma una donna… una donna è diversa… ha… dovrebbe avere, una sensibilità diversa …
– Mia figlia è militare! riintervenne una fiammeggiante signora seduta accanto a noi. –Ma le assicuro che non ha niente di maschile: si trucca, si veste bene, indossa le gonne, i tacchi alti, va dal parrucchiere, ha un compagno… è sensibile, una donna normale insomma! e ha voluto fare il militare! Io al principio ero contraria … Il mio lavoro è … io sono tutta al contrario!
La signora, palesemente, non era Mahatma Gandhi, non si chiamava Coretta King o Alda Capitini, sicuramente, non si era mai sdraiata sui binari per manifestare contro le basi Nato, e allora cosa mai poteva fare/essere di tanto al contrario !?
– Faccio l’estetista! Rispose fra l’orgoglioso e il serafico…
La mamma di Rachele come la mamma della soldatessa non sono una minoranza residuale, non appartengono ad una categoria sociale disagiata e, almeno in apparenza, priva di strumenti: le signore erano curate, ben vestite, ben accessoriate, insomma se la signora matura era un’estetista la giovane avrebbe potuto essere la sua migliore cliente. Eppure cintura di sicurezza dopo cintura di sicurezza eccole già belle che in gabbia.
Mass media, operatori, educatori che ignorano ogni appartenenza e/o identità di genere, fonti d’informazione o d’intrattenimento che tracimano di sessismo e luoghi comuni, multinazionali che adattano spot e reclame al modello italiota: “la pubblicità per i trogloditi “ la chiamano, intanto la trasmettono che mercato non olet e non gender.
“Le donne scrittrici” era il titolo di una tesina di maturità redatta da un’alunna di questo liceo, e, sotto il titolo, una dama appassita, china su un foglio plumbeo, appena rischiarato da un moccolo consunto (quando si dice al lumicino). La Commissione d’esame non aveva bocciato l’alunna, non aveva buttato nel cestino la tesina, mi era stata consegnata bella bella a fine esame, insieme ad altre tesine da mostrare ad altri futuri maturandi.
E io? Quando ho iniziato il mio lavoro in biblioteca (anno 2000 e non al tempo di Otto von Bismarck) ho presentato anch’io la mia bella tesina: “Le donne scrittrici” . Il mio collega di allora aveva appena redatto la sua proposta di testi da acquistare: una lista di circa trecento libri; quelli scritti da donne si potevano contare sulle due mani, una forse pure mutila di qualche dito. E non perché il collega fosse brutto sporco e cattivo, semplicemente era andato in automatico e l’automatico è quasi sempre maschile. Per controbilanciare ho stilato io un elenco di libri scritti da donne, sono stati comprati, sono disponibili al prestito, sono le mie magnifiche “donne scrittrici” con tanto di ridondanza!
E se le signore dell’aereo potevano essere ottenebrate dalla “saggezza popolare” se noi modesti bibliotecari possiamo non brillare per sagacia, almeno dovrebbero brillare gli autori dei nostri libri, i nostri datori di lavoro. Brillano? Ma certo, come il moccolo consunto della dama scrittrice .
Un esempio di questo fulgore ci è dato dalla pubblicazione in DVD de ‘Il Salotto letterario: I grandi di oggi raccontano i grandi di ieri’(Il Salotto Letterario – Centauria 2016): su 25 narratori (Camilleri che racconta Simenon, Saviano che raconta Camus, Baricco che racconta Garcia Marquez etc) nessun grande di oggi osa raccontarci una grande di ieri, un paio di narratrici, Nadia Fusini e Dacia Maraini, si cimentano con Gustave Flaubert e Charles Dickens; solo due scrittrici, ancora Nadia Fusini e Ginevra Bompiani, si rammentano di due colleghe: Jane Austen e Virginia Woolf.
Sarà pure un salotto letterario, e non discuto i pregi dell’opera, ma in quanto educazione alla parità di genere sembra un giardino d’infanzia o una scuola elementare dove i bambini giocano coi bambini e le bambine con le bambine; ogni tanto qualcuna trasborda e va a giocare nel campo dei maschi, mai il contrario; asilo infantile, preciso! Ma non il peggio che ci offre la piazza.
Nella rubrica letteraria di Radio 3 “Ad alta voce” le attrici donne si cimentano indifferentemente con autori o autrici, gli uomini che leggono le donne si contano sulle dita di una sola mano e sempre mutila di qualche dito.
Lo stesso succede negli audiolibri in commercio “Donne scrittrici = Eccezionalità evento = Scimmia col cucchiaio” . Mi scrive Giuliana Franchini docente di Storia Contemporanea all’Università di Genova “anche nella storiografia gli storici si occupano della Storia con la maiuscola, detta ‘generale’ ma ovviamente maschile e (alcune) storiche della storia della donne o di genere come se fosse un campo separato o ghetto o contentino da concedere alle petulanti”.
E così avviene nel campo delle arti visive, delle scienze, dello sport con il calcio (maschile ovviamente) che fagocita tutte le altre discipline e, persino nel luogo femminile per eccellenza: la cucina dove gli chef sono solo uomini. E col segno del comando!
In attesa di un nuovo Rinascimento dell’Umanità, e dovrà campare tanto il cavallo per poter mangiare quest’erba, ci tocca barcamenarci tra pleonasmi e cacofonie di linguaggio. Ingiallite e novecentesche tesine. Meglio che tecnologici medioevi.
Le Signore Agnesi
Maria Gaetana Agnesi – Milano, 16 maggio 1718 – Milano, 9 gennaio 1799 filosofa, matematica, filantropa.
Anna Maria Mozzoni – Milano 1837 – Roma 1920: giornalista, attivista politica, militante femminista, relatrice di una mozione al Parlamento Italiano per il voto politico alle donne. Ha contribuito alla nascita della Scuola Normale «Maria Gaetana Agnesi» di Milano; dove ha insegnato insieme a:
Maria Antonietta Torriani – detta Marchesa Colombi, Novara 1840 – Milano 1920: scrittrice, attivista politica, militante femminista, autrice di racconti e novelle dallo stile innovativo e dal tono ironico e sarcastico.
Cleofe Pellegrini – Milano 1854 – Napoli 1936: corrispondente del periodico Unione Femminile, direttrice delle Scuola Normale Gaetana Agnesi, nel 1907 fu chiamata al Ministero della Pubblica Istruzione col compito di occuparsi della scuola primaria.
Aurelia Josz – Firenze 1869 – Auschwitz 1944: fondatrice della prima scuola pratica femminile di agricoltura; titolare (dal 1906 al 1920) della cattedra di storia e geografia nella Scuola Normale Gaetana Agnesi.
Ada Negri – Lodi, 3 febbraio 1870 – Milano, 11 gennaio 1945: poetessa, scrittrice e insegnante.
Nel 1892 le fu conferito il titolo di docente per chiara fama presso l’Istituto superiore “Gaetana Agnesi” .
È ricordata anche per essere stata la prima e unica donna a essere ammessa all’Accademia d’Italia.
In seguito alla Riforma Gentile (1923) la Scuola Normale Gaetana Agnesi diventa Regio Istituto Magistrale Femminile “Rosa Maltoni Mussolini” in omaggio a
Rosa Maltoni (Forlì 1858 – Predappio1905) insegnante italiana, nota per essere stata la madre di Benito Mussolini.
Gaetana Agnesi viene retrocessa a italica benefattrice e prima di 20 figli, le altre tre signore passate per il dimenticatoio o per il crematoio.
C’è voluto il femminismo storico a rimetterle al loro posto e ci sono voluti gli odierni attentati all’autonomia, all’incolumità e alla stessa esistenza delle donne a ricordaci che nessun posto è sicuro.
Certo la ripubblicazione di questo libro non salverà nessuno, i libri non hanno mai, e oggi meno che mai, salvato la vita. Casomai il contrario.
Ma almeno, e questo lo rivendico, servirà a RIDARE CASA alle nostre “pioniere”. Una casa dove non tornare, una casa dove non restare, un logo da dove ripartire per svettare il più lontano possibile.
No ‘to go home’ signore Agnesi, no requiescat in pace. Lost in the stars signore Agnesi E’ tempo di emergenza, è tempo azione, è tempo di voi.